Cronologia dell’Afghanistan

1747: l’Afghanistan diventa un regno indipendente (in precedenza faceva parte dell’impero Moghul, esteso dall’India alla Persia). La capitale è in origine Kandahar; viene trasferita a Kabul nel 1774.

1838-1842 e 1878-1880: prima e seconda guerra anglo-afgana. Le guerre s’inseriscono nella competizione coloniale fra Russia e Inghilterra per il possesso dell’Asia centrale, che fu chiamata Grande gioco (Great Game).

1893: vengono tracciate le frontiere settentrionale e orientale dell’Afghanistan; quest’ultima prende il nome di "linea Durand" dal nome del segretario agli esteri dell’impero britannico.

1901-1919: regno di Habibullah.

1919: dopo una terza guerra anglo-afgana il paese diventa indipendente.

1919-1929: regno di Amanullah.

1933-1973: regno di Zahir Shah.

17 luglio 1973: un colpo di stato, organizzato dal principe Mohammed Daud, caccia il re Zahir, sul trono dal 1933; viene proclamata la repubblica, con Daud presidente.

27 aprile 1978: colpo di stato e uccisione di Daud per opera di un gruppo di ufficiali filosovietici. Viene proclamata la Repubblica democratica dell’Afghanistan.

Dicembre 1979: invasione sovietica, in appoggio al regime. Inizia una guerra di resistenza che porterà al ritiro dell’Armata Rossa dieci anni dopo. Durante il conflitto fra i mujaheddin e i sovietici si allarga, anche per far fronte alle necessità di un’economia di guerra, la coltivazione dell’oppio, che diventerà quasi l’unica fonte di reddito dell’Afghanistan per due decenni.

1992: Kabul è conquistata dai mujaheddin; governo di coalizione guidato da Burhanuddin Rabbani. Ne fanno parte diverse componenti della guerriglia: ben presto si scatena una sanguinosa guerra civile.

Settembre 1996: i Taliban (studenti di religione), una milizia di islamici fondamentalisti appoggiati dal Pakistan, ben armati, con una rapida avanzata dalla loro roccaforte di Kandahar (conquistata già nel 1994) giungono a occupare gran parte del paese, compresa la capitale Kabul; rovesciano il governo e instaurano un regime (con a capo il mullah Omar) che impone la legge islamica nella sua forma più rigida.

Nel luglio 1998 viene decisa la chiusura delle scuole per ragazze e dei centri professionali femminili. Il regime talebano non ottiene riconoscimento internazionale (salvo che dal Pakistan) ed è oggetto di sanzioni economiche dell’Onu dopo che i taliban vengono accusati di ospitare sul loro territorio le basi di addestramento dell’organizzazione terroristica Al Qaeda, capeggiata dal saudita Osama bin Laden. L’Afghanistan precipita nella miseria, con milioni di profughi e migliaia di mutilati ai limiti della sussistenza. Le forze anti-taliban (a loro volta divise da rivalità etniche e di potere) sono costrette a asserragliarsi nelle regioni settentrionali; fra i capi militari della resistenza emerge il tagiko Ahmed Massud, che viene ucciso in un attentato il 9 settembre 2001, due giorni prima dell’attentato alle torri gemelle. (Vedi: le etnie dell’Afghanistan)

7 ottobre – 7 dicembre 2001: Le forze americane e inglesi danno inizio all’operazione “Libertà duratura” (Enduring Freedom) per la cacciata del regime talebano. La guerra in Afghanistan, dapprima con bombardamenti anglo-americani, poi con operazioni di terra (con la partecipazione di milizie afgane) per la conquista delle principali città si conclude con il rapido crollo del regime dei taliban.

Proseguono invece, ancora all’inizio dell’anno successivo, pesanti bombardamenti e azioni di commando contro i ripari in grotta dei pretoriani di Bin Laden (originari da molti paesi islamici e in qualche caso da paesi occidentali), in una regione difficilmente accessibile presso il confine pakistano. Poco dopo la presa di Kabul i rappresentanti delle varie etnie e dei gruppi tribali afgani, anche in conseguenza delle pressanti richieste degli Stati Uniti e della comunità internazionale, si riuniscono a Bonn, il 27 novembre, per definire l’assetto politico dell’Afghanistan. Dopo faticose trattative viene designato un governo provvisorio rappresentativo di tutti i gruppi etnici, presieduto dal pashtun Hamid Karzai, che s’insedia il 21 dicembre.

Gennaio 2002: una forza internazionale (di cui fanno parte anche militari italiani) viene dispiegata a Kabul, con lo scopo di proteggere le sedi e le riunioni del governo e di pattugliare le strade della capitale per favorire il ritorno alla normalità. Della forza di pace non fanno parte gli Stati Uniti. Uno dei primi atti del nuovo governo è di mettere fuori legge la coltivazione e il commercio del papavero da oppio in tutto il paese. Risulta difficile comunque, nei mesi seguenti, ricostruire un tessuto di sicurezza e di legalità nell’intero paese.

Giugno 2002: l’assemblea dei capi afgani sancisce la nomina di Hamid Karzai a presidente dell’Afghanistan e la formazione di un governo nel quale le diverse etnie sono rappresentate e del quale fanno parte i capi delle principali fazioni. Il governo assume il compito di organizzare elezioni politiche entro due anni. A Kabul resta insediata la forza dell’Onu, con l’incarico di garantire la sicurezza. L’Afghanistan non è comunque pacificato; prosegue la caccia ai miliziani di Al Qaeda e ai taliban asserragliati nelle montagne, mentre tensioni e attentati segnano più volte la vita del paese.

Agosto 2003: La forza di intervento internazionale denominata "International Security Assistance Force", passa alle dipendenze della NATO.

18 settembre 2005: si svolgono in Afghanistan le prime elezioni parlamentari dal 1969. Votano circa il 50% degli aventi diritto (il 41% delle donne)

Febbraio 2009: il presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari, ammette la sharia (legge islamica) in parte delle zone tribali del paese al confine con l’Afghanistan.

20 agosto 2009: elezioni presidenziali in Afghanistan. La vittoria viene attribuita a Hamid Karzai, ma i risultati sono contestati dal suo avversario, Abdullah Abdullah, con l’accusa di pesanti brogli. Dopo un periodo di incertezza, si decide comunque di non ripetere il voto e di confermare i risultati. Nel gennaio 2010, il parlamento nega la fiducia a gran parte dei ministri scelti da Karzai.